Böcklin Project
Il Paesaggio / Il passaggio
di LAPO SIMEONI 22 Settembre - 22 Novembre 2021
Via cavallerizza a Chiaia 57, interno cortile (80121) Napoli.
“Böcklin Project”
Con la mostra “Böcklin Project”, Lapo Simeoni espone una prima sintesi di
due anni dedicati all’approfondimento di vita e opere dell’artista svizzero Arnold Böcklin.
Mosso dall’urgenza di interiorizzare il dolore per la perdita della madre, Simeoni entra in stretta risonanza coi temi esplorati da Böcklin nelle sue opere, primo su tutti il
rapporto tra la vita e la morte. Ed è proprio dall’Isola dei morti, opera emblematica del diciannovesimo secolo, che l’artista toscano inizia il suo viaggio di identificazione col suo maestro, arrivando a rendere questa relazione la vera protagonista del progetto.
“Böcklin Project” va ben oltre lo scopo di omaggiare un grande artista attraverso delle reinterpretazioni; Simeoni vuole stravolgere le regole del tempo, imbastire un museo immaginario con le opere di un Arnold Böcklin bicentenario, che abbia idealmente attraversato le fasi artistiche di ogni epoca fino a quella contemporanea. A testimoniare questo gioco di ruoli saranno le descrizioni affisse accanto alle opere in mostra, che faranno completamente riferimento all’originale ottocentesca, generando così un’apparente discrepanza tra l’immagine esposta e le parole utilizzate per descriverla.
I paesaggi si stagliano nel grigio scuro di una sala allungata, convergente verso una cripta circolare. Il colore selezionato dall’artista per le pareti dell’ambiente principale è lo stesso nel quale la Nationalgalerie di Berlino ha allestito la terza versione dell’Isola dei morti.
Così come tre saranno le reinterpretazioni contemporanee di
quest’opera al quale Simeoni assegna lo spazio più sacro della stanza.
La scelta della cripta per l’installazione delle isole rivela un sapiente parallelismo con le suggestive necropoli etrusche, luoghi di grande ispirazione a Böcklin stesso. Ed è qui, dove la penombra si rende complice di un gioco di luci al confine con un mondo ultraterreno, che avviene l’incontro con lei, l’Isola in tutta la solennità delle tre dimensioni; una scultura monocromatica e riflettente, un’opera ambivalente, dal sapore eterno, ammaliatrice come una sirena e guardiana inflessibile dell’aldilà.
Forse lo spettatore, dopo un primo stato confusionale, si accorgerà dell’universalità dell’intenzione, capace di sdoganare le immediate associazioni mentali, e si lascerà stupire da un’involuzione atipica delle immagini. Solo al termine del percorso, disorientato dallo sconfinamento dei paesaggi nelle macchie di Rorschach, l’osservatore scoprirà di non trovarsi altrove che nel sogno di un artista: Il sogno di Lapo Simeoni.
Stefania Santarcangelo