Lo scorso 23 marzo 2013, presso lo spazio Art.Lab di Grosseto, Lapo Simeoni officiava il suo rito della distruzione. Un mix tra un’asta e un potlach, tra una comune sessione di vendita, un gioco collettivo e un inedita operazione iconoclasta. Al centro una parete allestita con decine di opere d’arte, tutte firmate e accumulate nel tempo da Simeoni: opere invendute, opere sbagliate, opere mai esposte, opere rimaste nell’ombra. Opere finalmente condotte alla luce e a cui assegnare un destino.
Destroy to the End incrociava la dimensione economica con quella estetica, trasformando la scelta del collezionista in una possibilità d’esistenza o di cancellazione: l’opera battuta con una base d’asta di 50 euro, che nessuno si aggiudicava, veniva automaticamente condannata a morte. Alla platea il compito di scegliere il mezzo di distruzione, affidandosi alla sorte: l’apposita ruota della (s)fortuna prevedeva l’oltraggio fisico, la cancellazione pittorica, una serie di martellate, il rogo, l’opzione jolly con regalo dell’opera al giocatore, lo sfregio con coltelli, sega elettrica o utensili affilati. Un video documenta la performance, raccontandone i passaggi principali…
(Helga Marsala)